#TALESOFAFRICA: LA STORIA DI YAABA


Yabaa racconta le storie di migrazione di Diara, John, Issa.

Mi chiamo Yaaba, sono una mamma ghanese. Ho visto migrare 3 dei miei 9 figli. Quando hanno deciso di migrare ero molto contenta: ho venduto la mia fattoria per pagare il loro viaggio. Ma, dopo quello che hanno vissuto, preferisco rimangano qui piuttosto che in un altro Paese dove le loro vite potrebbero essere misere e senza nessuna prospettiva.

Due di loro hanno scelto la Libia, affrontando un viaggio lungo e pericoloso organizzato da trafficanti senza scrupoli che hanno portato i ragazzi nel deserto del Niger senza equipaggiamento adeguato. Nella prima telefonata dopo molti giorni di silenzio mi hanno raccontato di tutte le peripezie che avevano dovuto affrontare: per la mancanza d’acqua nel deserto hanno dovuto bere la propria urina. Poi, appena arrivati in Libia, sono stati arrestati e io sono stata costretta a vendere le mie piantagioni di cacao per farli liberare. Uno di loro, Diara, ha deciso di tornare a casa ma le violenze e le privazioni patite nelle carceri libiche ne avevano fiaccato irrimediabilmente il fisico. Appena tornato a casa mio figlio è morto. L’altro, John, ha provato a tenere duro per un anno e mezzo in Libia ma alla fine anche lui si è arreso, quando ha capito che il sogno di un lavoro normale non si realizzerà mai. Anche lui è tornato a casa con la salute molto compromessa, e poco dopo si è ammalato.

Anche Issa, il mio terzo figlio, trasferitosi in Nigeria, ha realizzato in fretta che il rientro a casa era rimasta l’unica opzione per lui. Il sogno di un lavoro qualificato era svanito nel giro di qualche mese e non aveva nessun’altra scelta. Da quando sono ritornati sono sempre preoccupata per la loro salute. Soffro d’ansia, ho apnee notturne e problemi di stomaco. La loro sofferenza ha fatto ammalare anche me.